La nostra storia

Alla scoperta del Burcardo e di Papa Pio II, le cui vicende sono strettamente intrecciate con l'Antica Dimora delle Cinque Lune

Il Burcardo

Il Burcardo, nome italianizzato di Johannes Burckardt, nato nel 1445 in Germania a Niederhaslach. Di umili origini, dedicò la sua vita alla religione ottenendo diversi incarichi in ambiente clericale. La sua fu una carriera rapida che lo portò ad essere protonotario pontificio e maestro di cerimonie per avere poi la nomina di vescovo di Orte e Civita Castellana nel 1503. 

Fra il 1491 e il 1500 fece costruire la sua residenza romana nel rione Sant'Eustachio (l'attuale Dimora delle Cinque Lune) che difese fino alla sua morte dalle rivendicazioni di appartenenza della potente famiglia Cesarini. Viene ricordato per molti scritti e soprattutto per il "Liber notarum", che è un'importante fonte storica sulla vita alla corte dei papi del Rinascimento. Morì a Roma nel 1506.

Papa Pio II

Enea Silvio Piccolomini, che divenne Papa col nome di Pio II nel 1458, fu grande umanista, a lui si deve la riorganizzazione urbanistica di Pienza, sua città natale, in gioiello urbanistico. Fu definito Papa "neopagano" per il suo amore per i classici e le gioie della vita terrena. Da cardinale galante e libertino scrisse, tra le altre cose, lo scandaloso Historia De Duobus Amantibus. Si ricorda, in particolare, per la stravagante proposta fatta a Maometto II di incoronarlo Imperatore Romano d'Oriente se si fosse convertito.

Alla figura elegante e poliedrica di Papa Pio II si ispirano gli interni dell'Antica Dimora delle Cinque Lune, che echeggia il voluttuoso desiderio dei signori italiani di quel momento di rinascita di circondarsi di raffinate suggestioni visive.

In particolare, gli arredi del terzo piano rimandano alla singolare ossessione sincretica de Piccolomini per la cristianizzazione dell'Oriente Turco che tentò utopisticamente di assorbire nel grande abbraccio della Roma imperiale ormai cristiana.

Le stanze del quarto piano sono dominate, a loro volta, dalla ricorrente immagine del pavone che così spesso apre il suo cerchio infinito sui sarcofaghi cristiani dei primi secoli e rimanda al senso di immortalità che è raro respirare sotto altri cieli.